martedì 7 dicembre 2010

Infermieri In Farmacia


Farmacie, si potrà pagare il ticket
prenotare visite e fare le analisi

Da prevalente punto vendita di medicine a ufficio-ambulatorio: la potenziale rivoluzione fa parte degli accordi siglati alla Conferenza Stato-Regioni. Dal farmacista sarà possibile fare esami come il controllo della glicemia o del colesterolo

di VALERIA PINI
ROMA - Fare le analisi del sangue, prenotare una visita specialistica in ambulatorio o pagare il ticket si potrà fare in farmacia. E' una potenziale rivoluzione per la sanità italiana quella uscita dalla Conferenza Stato-Regioni che ha appena approvato gli accordi relativi alle nuove prestazioni erogabili dalle farmacie. "Con questi accordi - ha commentato il ministro della Salute, Ferruccio Fazio - viene innalzata la qualità dei servizi sanitari erogati ai cittadini e potenziata la capacità di accesso al Servizio sanitario nazionale". Novità in arrivo anche per quanto riguarda l'attività intramoenia, la libera professione esercitata dai medici all'interno di una struttura ospedaliera pubblica.

Secondo il progetto, le farmacie italiane dovrebbero diventare veri e propri presidi diagnostici, strutture che faciliteranno la diffusione di servizi e la comunicazione con i cittadini; piccoli ambulatori dove gli utenti potranno accedere a un lungo elenco di servizi. Sia in quelle pubbliche che in quelle private, infatti, diventerà possibile prenotare prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale in strutture sanitarie pubbliche e private accreditate e pagare il relativo ticket. Il farmacista consegnerà anche i referti degli esami eseguiti.

La farmacia si trasforma inoltre in un laboratorio dove sarà possibile fare una serie di analisi definite "di prima istanza" come il controllo della glicemia, del colesterolo o dei trigliceridi. Per questo
sarà assicurata la presenza di personale adeguato per tali prestazioni.

Infine, sempre a carico delle farmacie sarà posta la consegna domiciliare di farmaci e dispositivi medici per certe categorie di persone malate, nonché la preparazione e la consegna a domicilio delle miscele per la nutrizione artificiale e dei medicinali antidolorifici. Operatori socio-sanitari, infermieri e fisioterapisti effettueranno a domicilio specifiche prestazioni, se richieste dal medico di famiglia o dal pediatra. Fra analisi, visite a domicilio e personale qualificato, l'obiettivo è aumentare l'accessibilità degli utenti al Servizio sanitario nazionale.

L'accordo della Conferenza Stato-Regione stabilisce anche nuove regole per la libera professione dei medici all'interno degli ospedali pubblici. E' affidato alle Regioni ed alle Province autonome il compito di monitorare lo svolgimento dell'attività dei medici, avvalendosi del supporto dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Saranno loro a stabilire le modalità per controllare l'attività dei professionisti per evitare conflitti di interessi o forme di concorrenza sleale e a concordare con i dirigenti interessati le tariffe per l'attività specialistica intramoenia.

sabato 4 dicembre 2010

Medici vs Infermieri

Infermieri che si fanno carico di problemi clinici minori, l’Ordine dei Medici che non ci sta e presenta un esposto in procura, tu che ne pensi? Ecco cosa ne pensano i Big del settore


Antefatto: In Toscana parte un progetto sperimentale dalla formula “See & Treat”, che permette adinfermieri esperti, opportunamente formati, di farsi carico di alcuni problemi clinici minori, all’interno del pronto soccorso.
Il presidente dell’Ordine dei medici presenta un esposto per denunciare questo progetto alla Procure di Bologna e Firenze.
L’Ipasvi risponde con un comunicato stampa dove si sottolinea come “il progetto sotteso al modello organizzativo See & Treat non contiene sostanziali elementi di novità rispetto a ciò che gli infermieri italiani fanno già dagli anni Novanta”.
Quali sono i timori dei medici? Progetti di questo tipo cambieranno in che modo la professione infermieristica? La questione riguarda solo l’invasione di campo e la distinzione dei ruoli? E il fattore economico quanto conta?
In attesa di avere anche e soprattutto i vostri pareri, riportiamo alcune dichiarazioni ufficiali,  di pro e contro, come primo spunto di riflessione:
Daniela Volpato, segretario nazionale della Cisl Fp :
“L’integrazione di funzioni tra infermieri e medici e’ strategica per un modello sanitario che abbia al centro la presa in carico del paziente’. A sostenerlo, in una nota, la Cisl Fp, che difende i progetti sperimentali che attribuiscono “nuovi compiti agli infermieri, (come il ‘See and treat’ toscano) e rilancia sulla riorganizzazione sanitaria e professionale del sistema di salute”. ‘Riconoscere a figure altamente qualificate come sono oggi gli infermieri la possibilita’ di trattare casi clinici come i codici bianchi di pronto soccorso, va nell’interesse di tutti: riduce i tempi di attesa per i pazienti e permette ai medici di concentrarsi sui casi piu’ complessi. “Il problema -ha spiegato Volpato- e’ piuttosto che mancano infermieri. Nonostante sia una professione molto ricercata e molto ambita dai giovani, le universita’ continuano a mantenere troppo bassa l’offerta formativa: anche in quest’anno accademico ci sara’ solo un posto per ogni tre domande di aspiranti infermieri”.
Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo): 
E’ ‘importante che il ruolo del medico resti centrale e di garanzia per il cittadino nei percorsi di diagnosi e cura e che il medico non sia emarginato o ‘bypassato” e laddove si parla di diagnosi e cura e’ evidente che il medico deve essere centrale’. Il problema legato alla ‘delega di tali funzioni – ha concluso Bianco – e’ un problema complesso dal punto di vista giuridico e deontologico, e qualora si intendesse mettere a regime un simile modello andrebbe ben chiarito il ruolo del medico’.
Annalisa Silvestro presidente della Federazione nazionale dei collegi degli infermieri (Ipasvi): 
‘I cittadini – ha commentato Silvestro – devono stare tranquilli, perche’ con questa sperimentazione in realta’ non facciamo altro che formalizzare quello che da anni gli infermieri gia’ fanno nei pronto soccorso: infatti, la possibilita’ per gli infermieri di trattare i casi meno gravi nei pronto soccorso e’ prevista da una legge del 1992′. Oggi, la novita’, ha chiarito la presidente Ipasvi, ‘sta solo nel fatto che gli infermieri, rispetto a competenze gia’ previste, potranno inviare il paziente dal medico specialista in ospedale per ulteriori accertamenti se lo riterranno necessario’.
Costantito Troise, segretario nazionale dell’Anaao-Assomed:
Ben vengano le sperimentazioni a patto che ‘siano chiari i profili di responsabilita” e che non celino un tentatitivo di ‘andare verso una sanita’ low cost’, dando ‘a figure professionali che costano meno dei medici, come gli infermieri’ maggiori responsabilita’ ‘solo per risparmiare’. Un tema ‘da affrontare senza guerre di religione, in primis da parte delle amministrazioni regionali’ che ‘non devono dimenticare il duplice ruolo di garanzia del medico, verso i cittadini e verso le amministrazioni stesse. Ruolo che non e’ sostituibile’.
Ugo Garbarini, presidente dell’Ordine dei medici di Milano:
Siamo molto contrari a questa sperimentazione, francamente ci sembra un’esagerazione perche’ la responsabilita’ e’ sempre del medico, e non dell’infermiere. Lo spunto da cui la sperimentazione parte puo’ essere anche buono, perche’ punta a ridurre i tempi di attesa in pronto soccorso; ma gli infermieri gia’ fanno una cosa molto importante, che e’ il triage, ovvero l’attribuzione del codice dal bianco al rosso: questa e’ gia’ una bella responsabilita’, perche’ sbagliare puo’ condannare i pazienti’.
Daniela Scaramuccia,  assessore alla sanita’ della Regione Toscana:
Durante la sperimentazione’ di ‘See & Treat’ ‘tutta la responsabilita’ rimane sempre e comunque del medico’. ‘Non solo la Regione Toscana si guarda bene dal mettere in discussione il ruolo del medico, ma anzi questi miglioramenti organizzativi vogliono lasciare piu’ tempo al medico per i casi piu’ importanti, per i quali e’ veramente necessario il suo intervento, valorizzando tutte le professionalita’ presenti nel sistema. La Regione Toscana asseconda questa collaborazione tra professionisti della sanita’, perche’ ritiene – spiega l’ assessore – che sia nella sanita’ moderna un modo per migliorare l’assistenza ai cittadini, come gia’ avviene da anni in molti Paesi europei. Come assessore al diritto alla salute della Regione Toscana, mi faro’ carico di portare quanto prima in Conferenza Stato Regioni la questione della valorizzazione delle competenze di tutte le professioni sanitarie, nel rispetto di tutti i ruoli e responsabilita”.
Un primo quesito LavoroSalute lo vuole lanciare: 
Da tempo ormai si parla che il grosso problema relativo alla professione infermieristica sta nel fatto che mancano infermieri, secondo l’Ipasvi, la Federazione dei Collegi infermieristici, ne mancherebbero almeno 40mila, che difficilmente però saranno reperiti, visto che i 7mila laureati che ogni anno escono dai Corsi di Scienze infermieristiche non riescono neanche a coprire il turn over fisiologico dei pensionamenti e, nonostante sia una professione molto ricercata e molto ambita dai giovani, le universita’ continuano a mantenere troppo bassa l’offerta formativa. Questo comporta quindi carichi di lavoro eccessivi, difficoltà ad articolare un vero sviluppo nella carriera, e basse retribuzioni, inadeguate ad una professione che comporta studi universitari e responsabilità “in proprio”. In che modo, farsi carico dunque anche di una nuova responsabilità, può aiutare l’infermiere? Ma se all’infermiere non vengono date possibilità come queste che si prospettano con il progetto sperimentale di “See & Treat” di ampliare la propria formazione e collaborare ancor più stretto contatto con i medici, in che altro modo possono scommettere su se stessi, sia dal punto di vista clinico che da quello gestionale e didattico, per offrire un servizio sempre migliore al paziente?

Fonte: LavoroSalute