sabato 6 ottobre 2012

Super-Infermieri e Manager per i letti e Ecco l'ospedale del futuro

A Porretta sono già realtà i reparti fluidi. Il paziente è indirizzato a seconda delle necessità in camere numerate come in albergo........ BOLOGNA - A due anni dall’inaugurazione, medici e infermieri cominciano a tirare un sospiro di sollievo e a fare i primi (positivi) bilanci. L’ospedale Costa, in località Silla, è uno dei primi in Italia a essere organizzato per intensità di cura e complessità assistenziale. Al centro il paziente e i suoi bisogni. I letti non sono distribuiti tra i reparti (e i primari), ma per aree a seconda della gravità. E a gestirli è la bed manager, un’infermiera. Le stanze sono numerate come in un hotel: dalla 101 alla 119 al primo piano, dalla 201 alla 218 al secondo. Non ci si può proprio sbagliare. Un cambiamento totale rispetto a un ospedale tradizionale che, all’inizio, ha incontrato numerose resistenze. L'ospedale del futuro L'ACCESSO - Oggi che gli sforzi vengono ripagati dai risultati, si può respirare e sperare che così, forse, si potrà reggere ai prossimi tagli della spending review. All’ingresso le indicazioni per i due percorsi, A e B, in cui si divide l’ospedale: il primo porta alla parte più articolata, con gli ambulatori e i diversi servizi offerti (comprese le assistenti sociali, visto che qui ha sede anche il Distretto), il secondo porta nel cuore delle degenze. Degenze, non unità operative. «Quando arriva un paziente viene valutato dal medico per l’aspetto clinico e dall’infermiere per quello assistenziale — spiega Annalisa Silvestro, direttore del Servizio assistenziale dell’Ausl —, insieme decidono dove deve essere ricoverato, e non è rilevante se il suo problema è di tipo chirurgico, internistico, ginecologico». LE AREE - L’ospedale è infatti suddiviso in aree: la rossa per l’alta complessità ha 16 posti letto, la blu per quella media ne ha 39 e la verde per quella bassa ne ha 9; l’area critica ha 4 letti. A completare, il Punto nascita con 4 letti, l’area pediatrica con 3, la degenza diurna con 13 e l’osservazione breve intensiva del pronto soccorso con 4 postazioni. A trovare il letto giusto è la bed manager, ovvero la coordinatrice infermieristica Alba Butelli: «Faccio in modo che ognuno abbia il posto giusto, che sia spostato solo se necessario e che non ci sia nessuno in corridoio». Al secondo piano ci sono le aree rossa e blu. Lo sanno gli operatori sanitari che siamo in zona ad alta e media criticità, non i pazienti che potrebbero preoccuparsi. Sulla porta l’elenco delle unità operative (medicina interna, ginecologia, chirurgia generale, pediatria) che si spargono nelle aree. «Così i letti non restano inutilizzati e si rendono più omogenei i carichi di lavoro degli operatori — chiarisce Butelli —, se il paziente è più instabile ci sono più infermieri, se lo è meno ci sono più operatori socio sanitari». Tutte le camere hanno due letti (a parte una con quattro) e il bagno in camera. Nell’area blu solo i letti di pediatria hanno una porta che li separa dagli altri. IL PRIMO PIANO - Al primo piano c’è l’area verde: una parte è dedicata alla lungodegenza e ai post acuti, «la gestione è totalmente infermieristica — racconta Silvestro —, c’è un case manager che chiama il medico solo al bisogno». «Si entra per profili — continua Butelli — cioè ogni paziente ha un percorso, coordinato dal case manager appunto, percorso elaborato con l’assistente sociale, il fisioterapista, il diabetologo e gli altri specialisti che si conclude con la dimissione protetta a casa. Questi pazienti anziani e cronici non sono mai lasciati soli». L’altra ala del primo piano è invece ancora area blu, a prevalenza chirurgica perché più vicina alla sala operatoria. Ci sono anche il day hospital chirurgico con 4 letti, di fatto due camere che al bisogno sono usate come polmone quando gli altri letti sono pieni, e la stanza con poltrone per interventi ambulatoriali. «Siamo dei pionieri, ci sentiamo osservati perché siamo stati i primi a sperimentare questo modello», sorride Butelli, «non nego che all’inizio sia stata molto dura, cambiare mentalità ma ora vediamo i vantaggi perché gli infermieri hanno responsabilità e lavorano in aree diverse». «Anche i medici lavorano meglio — aggiunge Silvestro —, ora si incontrano al letto del paziente». «I risultati positivi ci sono, sia per la soddisfazione dei professionisti sia per gli indicatori di qualità», chiosa Raffaella Bernardi, responsabile della direzione medica degli ospedali di Porretta e Vergato. Anche a Vergato è stato applicata questa organizzazione da maggio, con una riduzione di 35 letti, a San Giovanni in Persiceto si sta sperimentando nell’area chirurgica mentre a Bazzano si partirà entro ottobre su tutto l’ospedale. «Recuperiamo costi incidendo sull’organizzazione e senza tagliare i servizi — conclude Bernardi —, è la sfida che bisogna affrontare ora». Marina Amaduzzi Fonte: Corriere di Bologna