mercoledì 18 maggio 2011

Il maxibuco dell’Asl di Massa, gli altri piccoli e grandi disavanzi delle Asl toscane


La paralisi delle Asl toscane
A Careggi, ricercatori in corsia

Sanità sulla quale suona l’allarme conti che ha come diretta conseguenza le assunzioni bloccate e le case di cura senza contratti. Fino al paradosso Careggi dove medici, infermieri e sindacati parlano di «paralisi».

Il maxibuco dell’Asl di Massa, gli altri piccoli e grandi disavanzi delle Asl toscane, il taglio del 5%delle spese generali di funzionamento, la riduzione del fondo sanitario nazionale e la scelta di affidare la sanità, nel momento più difficile degli ultimi venti anni, nelle mani di un tecnico. Sono questi gli elementi di tanta incertezza, vera o presunta, che coinvolgono il mondo della sanità toscana. Sanità sulla quale suona l’allarme conti che ha come diretta conseguenza le assunzioni bloccate e le case di cura senza contratti. Fino al paradosso Careggi dove medici, infermieri e sindacati parlano di «paralisi». E dove si scopre che dottorandi, assegnisti di ricerca e specializzandi vengono utilizzati più di prima e quasi in pianta stabile per tappare i buchi sull’assistenza.
Da qualche mese è diventata una cantilena. Più o meno da quando la Regione ha scoperto e scoperchiato il buco dell’Asl di Massa. Medici e infermieri, sindacati e non, tutti a fare esempi di cosa significhi «paralisi» . Negli ospedali dell’Asl di Firenze come a Careggi, dove si scopre che dottorandi, assegnisti di ricerca e specializzandi vengono utilizzati più di prima e quasi in pianta stabile per tappare i buchi sull’assistenza. Al policlinico raccontano che oramai sia diventata una prassi «in tutti i dipartimenti dove c’è attività di ricerca clinica universitaria» . Succede il contrario di quello che dovrebbe accadere: lo specializzando che dovrebbe aggiungere lavoro al medico di ruolo (perché dovrebbe insegnargli il mestiere) diventa in realtà quasi organico; il personale di ricerca e gli assegnistici— che sia chiaro sono autorizzati a svolgere attività assistenziale — vengono assorbiti però dalla routine, utilizzati in maniera impropria: negli ambulatori o in day hospital. Personale che è pagato per fare ricerca, pagato con i soldi dei fondi europei e nazionali che arrivano proprio per la ricerca (e in base ai risultati della stessa). A Careggi i sindacati dei medici hanno calcolato che l’anno scorso ci sono stati circa 40 pensionamenti (in base all’applicazione della riforma Brunetta) che hanno coinvolto una ventina di medici e anche gli infermieri. Un numero che non include i pensionamenti ordinari.
A fronte di questo, nessuno ricorda però assunzioni; semmai concorsi terminati con graduatorie bloccate. Un esempio, il concorso per ginecologia e ostetricia che si tenne a maggio (e che fu agitato anche da un presunto corvo le cui accuse caddero nel vuoto); quattro vincitori che dovrebbero entrare a Careggi ma che restano fermi al palo. E poi ci sono tutti gli altri in graduatoria, che potrebbero essere assunti negli ospedali dell’area vasta ma che devono prima aspettare l’assunzione dei primi quattro. Insomma, una reazione a catena. Stesso caso nel concorso per infermieri bandito l’anno scorso a Pistoia, che doveva rimpinguare anche gli organici degli ospedali di Firenze, Empoli e Prato. Gli assunti, su una graduatoria di mille persone, sono stati poco più di 150. Una coperta sempre più corta che ha non riesce più a reggere l’aumento delle richieste e le liste di attesa che si allungano.
Un altro esempio: la riorganizzazione del Cto, un grande progetto che sarebbe dovuto servire a contenere proprio i tempi di attesa chirurgici; arrivò un commissario, fu varata una task force: era il 27 dicembre 2009; quella task force varò anche un piano a gennaio dell’anno scorso (straordinari, sale operatorie e pronto soccorso riorganizzati, nuovi spazi per gli interventi, intramoenia il sabato). Di gran parte di quel piano si sono perse le tracce, forse partirà ad aprile; di sicuro è stato bocciato dai sindacati degli infermieri che lo hanno ritenuto eccessivo: «Questa azienda è allo sbando— dicono ancora oggi —, vuole fare grandi progetti senza assumere» . I sindacati dei medici nei giorni scorsi hanno lanciato lo stesso grido di allarme: «La sanità toscana nei prossimi anni rischia di svuotarsi. Assunzioni con il contagocce, mancate sostituzioni per le maternità» . Negli ospedali dell’Asl di Firenze ci sono ancora oggi dieci anestesisti fuori per maternità o malattia: un reparto in meno non rimpiazzato. A Santa Maria Nuova raccontano di turni extra per non far saltare i servizi. A Torregalli del reparto di chirurgia d’urgenza «dove la notte ci sono tre infermieri e due operatori socio sanitari per oltre 40 posti letto» .
Fonte: La Nazione
Alessio Gaggioli
25 marzo 2011

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