sabato 12 aprile 2014

Statali, contratto rinviato al 2020 di A. Bonzi

Sono i sindacati a rimarcare le spine del Documento di programmazione economica e finanziaria (Def), il giorno dopo la presentazione fatta dal premier Matteo Renzi. Due le storture da correggere, secondo i confederali: la prima l’ulteriore proroga del rinnovo per i dipendenti statali, spostata al 2020, la seconda i timori per il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, per la cui copertura mancherebbe ancora un miliardo di euro.
A far arrabbiare Cgil, Cisl, Uil e Ugl un passaggio del Def in cui si legge che «la spesa per redditi da lavoro dipendente è stimata diminuire dell 0,7% per il 2014, per poi stabilizzarsi e crescere dello 0,3% nel 2018, per effetto dell’indennità di vacanza relativa al triennio contrattuale 2018-2020». Si tratta di un’indennità che scatta per legge quando non sono previsti rinnovi. È dal 2009 (governo Berlusconi) che le buste paga degli statali - circa 3 milioni e 400mila persone - non vengono adeguate: già la finanziaria messa a punto dall’esecutivo di Enrico Letta aveva fissato al 2017 la possibilità di rinnovo, ora si rischia di differire gli aumenti di ulteriori tre anni. Si stima che ogni punto percentuale di aumento valga circa un miliardo. Soldi che non sono previsti nel Def ma che, dicono i sindacati, vanno trovati. «È aberrante spostare in avanti il contratto dei dipendenti pubblici - attacca a testa bassa Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, intervistato a Radio Uno -, significa mettere completamente a terra la Pubblica amministrazione». Un ulteriore blocco, dicono in coro i sindacati del pubblico impiego, «sarebbe inaccettabile. È un’inutile ingiustizia alla quale, in caso di conferma, ci opporremo con tutti i mezzi a disposizione». Antonio Foccillo, segretario Uil, aggiunge: «Ancora una volta si utilizza questo settore come un bancomat. Non è più possibile continuare con questo andazzo: se non si corregge questa anomalia, la risposta sarà molto ferma». Ma i sindacati chiedono risposte anche su un altro tema, ugualmente se non più urgente: il rifinanziamento della Cassa integrazione in deroga. Serve almeno un miliardo, che non è stato ancora trovato. La conferma arriva dal ministro Giuliano Poletti, ieri a Torino a margine della fiera «Io lavoro». «La legge di stabilità non ha finanziato adeguatamente questo strumento - osserva il ministro -, è un problema che stiamo gestendo». Ma, sottolinea Poletti rivendicando la riforma degli ammortizzatori in cui è in prima linea, «dobbiamo sapere tutti che è uno strumento che va a chiudere, non possiamo continuare in eterno dopo aver utilizzato cassa ordinaria, straordinaria e mobilità. È insostenibile per il bilancio dello Stato e non è giusto per le persone, che devono provare ad avere tutte un lavoro dignitoso». Urge una soluzione, e in fretta. Per questo, la risposta del governo finora «è generica e insufficiente - tuona Susanna Camusso, leader della Cgil, abbiamo regioni nelle quali sono iniziati i licenziamenti». «Non si può interrompere la Cig in deroga, che rappresenta per i lavoratori l'unica forma di sussistenza - sottolinea Camusso a margine di un convegno alla Federazione nazionale della stampa - ma rimane anche l'unico strumento che riesce a mantenere una prospettiva per l'attività produttiva che altrimenti sarebbe chiusa. Servono finanziamenti e che non ci siano cambiamenti in corso d'opera che impediscano l'attuazione degli accordi». Parlando poi più in generale del Def, Camusso ha promosso la riduzione Irpef che porta 80 euro in tasca a chi guadagna fino a 25mila euro lordi, aggiungendo però che «quest’unico stimolo alla crescita è un primo passo ma non basta», rimarcando inoltre l’assenza di un aiuto per i pensionati. A spingere per l’erogazione urgente delle risorse per la Cig sono anche i territori: il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha scritto a Poletti per rappresentare la drammaticità della situazione in cui versano decine di migliaia di lavoratori. Per il 2013 sarebbero necessari 680 milioni, e richieste crescenti per l’anno in corso. Fonte: unita.it

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