sabato 5 aprile 2008

«Infermieri, State In Guardia»

Rispondono del reato commesso dal paziente psichico non controllato

Infermieri nei guai se non tengono sotto stretto controllo il malato mentale. Gli operatori devono essere «attenti», «diligentemente vigili» e «prestare attenzione al paziente» affetto da patologie psichiche, considerando «l'imprevedibilità» del loro comportamento che può anche sfociare nell'uccisione di un altro paziente. È proprio il caso esaminato dalla quarta sezione penale della Cassazione ( decisione n. 8611 depositata in cancelleria il 27 febbraio, a seguito dell'udienza svoltasi il 30 gennaio 2008) che ha confermato la condanna per omicidio colposo a carico di due infermieri per non aver controllato un ricoverato dell'ospedale di Catania, consentendogli di uccidere nottetempo un paziente di una stanza attigua. Tribunale e Corte d'appello di Catania avevano ravvisato la responsabilità dei due imputati, comminando sei mesi di reclusione, perché «in quella situazione gli infermieri dovevano prestare una vigilanza più accurata, anche se non a vista, mentre risultava che tra le tre e le cinque della notte, il paziente era uscito dalla propria stanza e aveva effettuato una brutale aggressione con modalità che non potevano essere state silenziose». La Cassazione ha riconfermato il verdetto di secondo grado, smentendo le argomentazioni dei ricorrenti che sostenevano di aver agito in maniera corretta, nel rispetto del loro ruolo. «Non è mai stato contestato agli imputati di avere agito con imperizia - replicano i giudici di Piazza Cavour - non essendo tenuti a una diagnosi che è estranea alla loro competenza, ma di aver agito con negligenza». «Una condotta superficiale» che ha certamente agevolato la commissione dell'omicidio, mentre «se gli operatori fossero stati attenti» l'aggressione sarebbe stata bloccata. «Un simile assalto non poteva essere effettuato in silenzio come sostiene la difesa», ribadisce ancora la Cassazione dichiarando infondata l'istanza presentata dai due infermieri e condannandoli anche al pagamento delle spese processuali. Nel corso di quella infausta nottata, gli infermieri erano più volte intervenuti per calmare lo stato di irrequietezza del malato, ma l'avevano fatto «fino a una certa ora» e dopo le due nessuno si era prodigato di controllare il paziente (sarebbe bastato - notano i giudici - guardare attraverso l'oblò dell'infermeria), agevolando l'aggressione. Corte d'appello e Cassazione hanno stigmatizzato «la carenza di sorveglianza nella seconda parte della notte», quando anzi la vigilanza «avrebbe dovuto essere più accurata». Gli operatori non hanno neanche tenuto conto della diagnosi fatta dai medici che avevano riscontrato una psicosi acuta dissociativa, malattia mentale a insorgenza improvvisa che presenta un quadro «delirante e allucinatorio», caratterizzato da una certa imprevedibilità che obbligava una «normale vigilanza», attraverso la quale sarebbe stato possibile «cogliere i segni di quanto stava (tragicamente) avvenendo». Evitando un omicidio. Gabriele Mastellarini

Fonte: Il Sole 24 Ore Sanita' del 01/04/2008 N. 13 - 1-7 APRILE 2008 LAVORO E PROFESSIONE p. 31

1 commento:

Anonimo ha detto...

Colleghi dobbiamo stare molto attenti a come ci comportiamo sul luogo di lavoro, dobbiamo cercare di essere sempre infallibili e impeccabili ma purtroppo non lo siamo in quanto persone, le cose che possiamo fare è cercare di essere sempre attenti nel nostro operato, e di avere un'assicurazione nei casi in cui sia necessario.